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Sussurrare è intimità con la voce“, diceva Namiko. Questo romanzo, del resto, mi è parso un continuo sussurrare. Ha rappresentato un viaggio, lento e profondo, nella vita di Namiko tanto quanto nella mia. Seppur ben lontana dal Giappone e dalle loro usanze, ho avuto modo di assaporare il concetto di vita secondo un personaggio femminile così fragile e al tempo stesso tenace. Namiko e i giardini di Kyoto più che un romanzo è un viaggio interiore che l’autore ci offre per comprendere che non è necessario fare rumore per lasciare un segno. A volte è sufficiente anche il silenzio.

La trama e cosa ne penso

Non ho mai letto nulla di Andreas Séché, eppure questo romanzo mi è parso strettamente personale. Sarà che forse il protagonista non si presenta mai, per cui non conosciamo effettivamente il suo nome. Sappiamo che è un giornalista tedesco, di Amburgo, che arriva in Giappone per un reportage sui giardini di Kyoto. E chi l’avrebbe mai detto che, dalla bellezza di quei giardini senza tempo, sarebbe nato un amore destinato a cambiare per sempre il suo modo di intendere la vita?

Namiko

Chiunque può toccare certi punti. Ma non tutti possono toccare un cuore.

Namiko è una ragazza giovane, studia tedesco per cui non ha difficoltà a fare conoscenza con il giornalista straniero. Ma, sin da subito, è chiaro che a Namiko non importa della sua amicizia. Vuole aprirgli gli occhi e mostrargli che la vita va oltre ciò che vediamo. Il suo è un viaggio che coinvolge tutti i sensi e ci trascina in una Kyoto viva, che respira attraverso le sue bellezze.

I libri non sono altro che barattoli per conserve.

Namyko e i giardini di Kyoto: perché mi è piaciuto

Il viaggio del protagonista combacia con quello del lettore. Le sue scoperte sono le nostre scoperte, ciò che apprende fa in modo che arrivi anche al lettore. Le descrizioni sono così vivide e poetiche da trascinarci in Giappone, ascoltando il richiamo della luna con i protagonisti oppure lo scrosciare dell’acqua.

A volte l’arricchimento sta nella rinuncia.

Ho apprezzato particolarmente il modo in cui l’autore abbia cercato di spiegare anche la natura del linguaggio giapponese, inserendo simboli e spiegazioni semplici ed efficaci. Così come ho particolarmente apprezzato la sua narrativa, così poetica e delicata.

Forse abbiamo la tendenza a lagnarci, e un po’ ci piace pure. Magari riduciamo in cenere, a parole, anche la più grande delle felicità solo perché preferiamo trovare il lato negativo delle cose. Anche quando stiamobene, passiamo un sacco di tempo a cercare un “ma”.

Impossibile non innamorarsi di Namiko, così come del Giappone. La lettura, in alcuni passaggi, è risultata forse più intensa di altre. Tralasciando alcuni paragrafi prolissi che forse avrei evitato, trovo che questo romanzo sia un perfetto viaggio interiore per chi ha bisogno di fermarsi un attimo e dedicare del tempo a se stesso. Namiko è stato un balsamo per il cuore ed è così che mi piacerà ricordarla.

Namiko

Cristina

Divoro libri e non ho problemi con il binge watching. Cioccolato-dipendente, sono anche giornalista pubblicista.

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