Non ho mai letto nulla di Alice Hunter, ma ho un debole per i thriller ben fatti e la trama de La moglie del serial killer sembrava rispecchiare questo requisito. Il romanzo è arrivato in Italia con Newton Compton Editori e racconta di un uomo accusato d’omicidio, una storia vissuta in gran parte attraverso gli occhi di sua moglie.
La moglie del serial killer: La trama
Beth si crogiola nell’illusione di una vita perfetta. Ha un marito che la ama, Tom, e una figlia di tre anni, Poppy, che è tutto il suo mondo. Quando ha conosciuto il suo attuale marito viveva a Londra, ma hanno deciso di comune accordo di lasciare la Big City per rintanarsi in un paesino di periferia. Qui Beth ha aperto una sua attività, un locale dov’è possibile lavorare la ceramica. Eppure, in due anni dal loro trasferimento a Lower Tew, non hanno mai stretto particolari rapporti con nessuno. Un giorno la polizia bussa alla sua porta e le spiega che suo marito è coinvolto in un’indagine di presunto omicidio. Kate Williams è scomparsa da otto anni e la polizia crede che Tom abbia qualcosa a che fare con tutto questo. Beth è sgomenta e lo è ancor di più quando la situazione precipita e suo marito viene trattenuto come sospettato.

La vita di Beth si crepa lentamente e mostra tutte le imperfezioni che, a primo sguardo, nessuno avrebbe potuto trovare. In molti l’accusano di essere complice di suo marito, che non avrebbe mai potuto ignorare il suo passato né la sua vena da serial killer. Ma è davvero così?
Cosa ne penso
Se c’è una cosa che ho apprezzato di questo romanzo è stata l’abilità dell’autrice di condurre lentamente il lettore verso un percorso già tracciato in partenza. Ho trovato la storia perfettamente circolare, ben scritta, forse a tratti piuttosto scontata, ma che si delinea sotto una luce ben precisa. Non ci sono vuoti di trama, non ci sono punti interrogativi lasciati in sospeso, tutto viene ben spiegato, dall’inizio alla fine.
L’unico dettaglio che mi sento di appuntare è forse il profilo di Beth, che ho trovato piuttosto discordante nei primi capitoli rispetto a quanto emerge in seguito. Ma è interessante il modo in cui l’autrice ha delineato il profilo della moglie di un serial killer, tentando di spiegare cosa accade nella sua testa, quali sono i suoi pensieri e le sue paure. La verità è che Beth nasconde molto più di quel che dice e di quel che appare. E il quadro che restituisce il romanzo è ancor più introspettivo di quel che si pensa. Tutto sommato la reputo una lettura piacevole, senza particolari colpi di scena, che intrattiene e regala un approfondimento interessante.
